La parola Intelligenza deriva da intelligere cioè “leggere dentro, vedere oltre la superficie delle cose”.
Questo tipo di intelligenza ci permette di entrare in risonanza con noi stessi, con una persona, con la vita, imparando a penetrare la superficie. Volta per volta ad ogni seduta meditativa, impariamo a penetrare lo strato superficiale dell’esistenza e ritrovare nel cuore della vita, noi stessi e il vero senso di relazionarsi ad essa per viverla pienamente.
Significativa la storia di Jill Bolte Taylor, neuroscienziata di successo laureata ad Harvard, annoverata dal Time Magazine tra le 100 persone più influenti al mondo nel 2008. Nel suo celebre libro “La scoperta del giardino della mia mente” parla del suo percorso di guarigione dopo essere stata inaspettatamente vittima di un ictus all’età di 37 anni. Nel suo cammino verso la completa e sorprendente guarigione e nella duplice veste di paziente e medico, Jill descrive l’incredibile plasticità del cervello e comprende attraverso l’esperienza diretta, le infinite potenzialità che naturalmente abbiamo quando integriamo i poteri dei due emisferi cerebrali. Sentite cosa scrive: “Il mio ictus fu illuminante perché mi fece capire che al cuore della coscienza dell’emisfero destro si trova un carattere direttamente connesso con la sensazione profonda di pace interiore, un carattere che non desidera altro che portare al mondo pace, amore, gioia e compassione “
E continua: “Molti di noi si trovano a lottare con personalità antitetiche che tengono banco nella loro testa; anzi, non conosco praticamente nessuno che non sia ben cosciente di avere, nel suo carattere, lati contraddittori”.
Quante volte abbiamo sentito dire che la testa (emisfero sinistro) dice di fare una cosa e il cuore (emisfero destro) l’esatto contrario?
—>Meditare ci mette nella condizione di ARMONIZZARE I NOSTRI EMISFERI CEREBRALI:
una mente troppo razionale finisce per divenire inibitoria rispetto allo sviluppo e all’espressione di quelle qualità umane che ci servono per vivere bene e con soddisfazione qualsiasi tipo di relazione: con sé, con l’altro, con la natura, con l’universo intero. Tutte qualità emotive ed affettive che sono collegate al nostro emisfero destro e alla parte più antica del nostro cervello.
Già dai primi approcci con la pratica meditativa, sperimentiamo momenti di apertura di cuore, sensazioni di pace e di espansione, di vicinanza, uniti a momenti di lucidità e rilassamento mentale. E’ un primo passo dove impariamo a prendere le distanze con i pensieri, ad osservarli, a comprenderli, a non farci portare via. Diveniamo consapevoli che i pensieri non hanno vita propria, vivono perché siamo noi che li alimentiamo, fissandoci su di loro.
Affermiamo di essere tristi e diventiamo tristezza, affermiamo di essere arrabbiati e diventiamo rabbia. In realtà quando impariamo ad osservarli vediamo che i pensieri come il respiro, vanno e vengono, hanno un’inizio ed una fine, e cominciamo così a non dare peso a certi pensieri fissi, collegati a parole, emozioni, comportamenti che ci tolgono energia lasciandoci una sensazione di vuoto. Più diventiamo OSSERVATORI e meno sarà l’energia che i pensieri prendono da noi, perché non avranno chi li alimenta.
Impariamo con la meditazione a trascendere il campo mentale e a divenire testimoni della nostra interiorità: ci riprendiamo il nostro potere e comprendiamo che la mente è al nostro servizio.
Comprendiamo che tutti i problemi generati dalla mente sono a metà risolti quando li osserviamo senza farcene troppo coinvolgere. Il processo di risoluzione è derivato dalla nostra chiarezza e nel renderci conto consapevolmente che è la vita stessa a farci vedere la soluzione. E’ cosi che penetrando la semplicità della vita, trascendiamo la complessità dell’esistenza e diventiamo più intelligenti.